giovedì 8 gennaio 2015

APPELLO per la costituzione di un comitato cittadino contro il Jobs Act

Vi invitiamo martedì 13 gennaio alle ore 18:00 presso la saletta di Via Rittmeyer 6 a Trieste per verificare la disponibilità a dare vita ad un comitato cittadino permanente contro il Jobs Act.

Quello che segue è il testo dell'appello con i primi firmatari.



Appello a gruppi, associazioni, partiti, singole/i interessate/i


La legge di stabilità e il decreto legislativo n. 1 sul Jobs Acts, entrambi varati alla vigilia di Natale dal Parlamento e dal governo, danno attuazione ai diktat sul lavoro che Draghi e l’allora presidente della BCE Trichet dettavano all'allora governo Berlusconi nella lettera inviata il 5 agosto 2011, diktat definiti nell’incontro avvenuto lo scorso agosto tra l’attuale presidente della BCE Draghi e il presidente del Consiglio Renzi a Città della Pieve.

Perfetta continuità dunque tra Berlusconi e Renzi e, come aggravante per quest’ultimo, si ingannano con disinvoltura gli elettori del Pd dello scorso aprile dando attuazione a un attacco senza precedenti dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici e indirizzando le risorse pubbliche a vantaggio dei profitti e delle rendite finanziarie.

Entrando più nel dettaglio, la legge di stabilità riduce drasticamente la tassazione (IRAP) alle imprese, utilizza gli 11 miliardi di spesa aggiuntiva in deficit a totale vantaggio della classe padronale, taglia contemporaneamente la spesa pubblica (17 miliardi) con enormi ripercussioni, sulla sanità, sul trasporto pubblico locale, sui servizi sociali, sulla scuola, l’unversità e la ricerca.

Lo schema di decreto legislativo n. 1 sul Jobs Acts, offrendo piena libertà sui licenziamenti individuali e collettivi, va al di là degli stessi sogni del presidente della Confindustria Squinzi.

L’ esperto giurista del lavoro Piergiovanni Alleva, responsabile tra i vari incarichi della consulta giuridica della CGIL, così scrive sul Manifesto il 29 dicembre: “In cosa consiste, infatti, la «rivoluzione copernicana» di cui straparla Matteo Renzi a proposito dei contenuti del decreto attuativo? Puramente e semplicemente nel consentire al datore di lavoro che voglia per qualsiasi motivo (anche il più ignobile) sbarazzarsi di un lavoratore di «inventarsi» una inesistente ragione economico produttiva per procedere al licenziamento, e di farlo senza timore che il suo carattere pretestuoso venga smascherato in giudizio perché anche in tal caso gli basterebbe pagare la classica «multarella» (per ogni anno di servizio due mensilità con il massimo di 24) per lasciare comunque il lavoratore sulla strada nella condizione disperata discendente dalla disoccupazione di massa. Tutto il resto del decreto attuativo, compresa la dibattuta questione della reintegra nel caso di licenziamenti disciplinari illegittimi, è soltanto fumo negli occhi, perché tutti i datori imboccheranno, invece, la comodissima strada del «falso» motivo economico produttivo.



E’ evidente che Renzi e soci non smetteranno di fare danni, sono previsti a breve altri decreti attuativi, prossime tappe, tanto per iniziare, altre riforme economico-strutturali per “cambiare l’umore degli italiani” come l’applicazione del jobs act al pubblico impiego con la riforma della Pubblica amministrazione e l’attuazione della riforma sulla “buona scuola” con lo smantellamento definitivo del sistema d’istruzione pubblico.

Bisogna provare a fermarli subito. Nel corso dell’autunno appena trascorso ci sono stati segnali positivi per una ripresa della mobilitazione sociale: abbiamo assistito, anche a Trieste, ad un rinnovato protagonismo sociale, con giornate di mobilitazione molto partecipate, fenomeno che non si vedeva da molto tempo. Questo “capitale” di lotta non va sprecato, al contrario, dobbiamo provare a costruire la mobilitazione sociale già nelle prossime settimane con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, assemblee nei luoghi di lavoro, informazione con web tv, pronunciamenti, mobilitazioni di categorie diffuse sul territorio, creazione di casse di resistenza e di sostegno alle lotte, su modello di quanto realizzato dalla FIOM nel 2003, fino alla convocazione a breve scadenza di un nuovo sciopero generale, anche prolungato.

Solo un cambiamento del clima politico e sociale di tale portata renderà concreta la possibilità di mandare a casa definitivamente questo governo di servitori della troika e dei padroni. La possibilità di abrogare queste leggi tramite referendum, come suggerito dallo stesso Alleva, puo’ e deve essere presa in considerazione, ma tenendo presente che le scorciatoie giuridiche da sole non bastano al cambiamento.



Vi proponiamo quindi un primo incontro per verificare la disponibilità a dare vita ad un comitato cittadino permanente contro il Jobs Act.



Vi invitiamo martedì 13 gennaio alle ore 18:00 presso la saletta di Via Rittmeyer 6 a Trieste.



Elenco delle prime adesioni:

-- Il sindacato è un’altra cosa, rivendicazioni per una Cgil indipendente Democratica, che lotta

-- R.o.s.s.@ – Movimento anticapitalista e libertario

-- Sinistra Anticapitalista

-- Partito Comunista d'Italia, PCdI

-- Rifondazione Comunista, PRC

-- Associazione Politica per la Costituente della Sinistra "Trieste per Tsipras"

-- I/Le compagn* della segreteria FIOM di Trieste