mercoledì 5 novembre 2014

Governo Renzi: ai padroni regali, ai lavoratori manganellate!

Nelle scorse settimane la distanza tra il PD e i lavoratori e le lavoratrici italiani è stata sancita dall'immagine di Renzi sul palco della Leopolda circondato da imprenditori e finanzieri che lo osannano e chiedono di limitare il diritto di sciopero, proprio mentre contemporaneamente a Roma un milione di lavoratori manifestava contro le politiche del governo. E se il messaggio non fosse stato sufficientemente chiaro sono pure arrivate le manganellate agli operai delle acciaierie di Terni in lotta per difendere il posto di lavoro.
Ma è anche la concretezza dei provvedimenti presentati dal governo Renzi in parlamento a parlare altrettanto chiaro: il Jobs Act e la legge di stabilità costituiscono nel loro insieme il più grave attacco ai diritti e alle tasche dei lavoratori da molti anni a questa parte.

Il Jobs Act nei suoi assi fondamentali cancella quello che resta dell’articolo 18, aumenta a dismisura il carattere repressivo del rapporto di lavoro permettendo il demansionamento (la riduzione del livello contrattuale) e la sorveglianza con telecamere o altri mezzi tecnologici, elimina la cassa integrazione straordinaria che in questo periodo di crisi ha permesso a moltissime famiglie di tirare avanti. Solo l’incredibile servilismo dei principali mezzi d’informazione consente a Renzi di affermare che il Jobs Act permetterà di ridurre la disoccupazione giovanile. Basterebbe un po’ di onestà intellettuale per smentirlo ricordando che riducendo i diritti dei lavoratori non si creano posti di lavoro, anzi: a lavoratori precari e ricattabili vengono imposti orari più lunghi e intensità produttive più alte, riducendo quindi la necessità di assumere altro personale.

La legge di stabilità regala 8 miliardi di euro agli imprenditori tra decontribuzione per i neoassunti e riduzione dell’IRAP. Soldi che verranno presi dalle tasche dei lavoratori tramite il taglio della spesa dei ministeri (2 miliardi in meno alla sanità, 800 milioni alla scuola, ecc...) ma sopratutto tramite il tagli dei trasferimenti a regioni e comuni che dovranno così aumentare le tasse locali o tagliare i servizi. In questo modo anche gli 80€ in più in busta paga, tanto sbandierati da Renzi, vengono elargiti con la mano destra e tolti con quella sinistra. Ancora una volta il governo per “far ripartire l’economia” toglie i soldi ai lavoratori dipendenti (che sono praticamente gli unici a pagare le tasse in questo paese) per darli agli imprenditori che dovrebbero investirli per creare nuova occupazione. Si tratta di una favola a cui non crede più nessuno. Le imprese italiane sono tra quelle che investono di meno in Europa, e del precedente consistente taglio dell’IRAP (quello del governo Prodi) solo il 10% è stato reinvestito dalle imprese nella produzione: tutto il resto è andato in speculazione finanziaria, dividendi per gli azionisti, beni di lusso per gli imprenditori.

È GIÀ ORA DI ROTTAMARE RENZI E IL SUO GOVERNO PADRONALE!

La massiccia partecipazione alle mobilitazioni di questi giorni proclamate da organizzazioni studentesche, sindacati di base e CGIL indicano che la misura è colma e la pazienza finita.

Unifichiamo le scadenze di lotta a partire dal Social Strike del 14 novembre e dallo sciopero FIOM !

Costruiamo uno SCIOPERO GENERALE VERO, in grado cioè di bloccare il paese!

Basta con le mobilitazioni proclamate dalle burocrazie sindacali solo per far sfogare la rabbia dei lavoratori. Questa volta bisogna lottare fino in fondo e respingere le misure del governo!

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